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L’emendamento proposto da FAVO all’articolo 26 della legge di conversione, che concerne “misure urgenti per la tutela del periodo di sorveglianza attiva dei lavoratori del settore privato” , verrà preso in esame alla Camera dei Deputati.
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Elisabetta Iannelli, Segretario Generale FAVO, in un’intervista a Sanità Informazione si fa portavoce delle preoccupazioni dei pazienti oncologici in piena emergenza COVID-19.
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COMUNICATO STAMPA
La FAVO aveva segnalato gravi problemi applicativi riguardo ai due certificati medici previsti dall’art.26 del DL Cura Italia e richiesti come presupposti per giustificare, fino al 30 aprile, l’assenza dal lavoro, coperta da indennità di malattia equiparata al ricovero ospedaliero.
Incertezze interpretative sulla competenza del medico che avrebbe dovuto rilasciare detta certificazione hanno reso finora inesigibile il diritto introdotto in via emergenziale nel Cura Italia per tutelare questa fascia di lavoratori che per le pregresse patologie sono considerati maggiormente a rischio di contagio da Covid-19 e più fragili anche per quanto riguarda le chance di cure e di guarigione dal virus. Non era chiaro, infatti, se le due certificazioni mediche fossero di competenza dei medici legali delle ASL, dei medici competenti in ambito aziendale o dei medici di medicina generale. La FAVO, al fine di rendere realmente esigibile il diritto, si è fatta promotrice di un emendamento che è stato presentato in commissione Bilancio del Senato https://www.favo.it/news/1887-coronavirus-favo-presenta-un-emendamento-alla-legge-di-conversione-del-decreto-cura-italia.html che semplificava la procedura prevedendo una unica semplice certificazione del MMG e la specifica che il periodo di assenza dal lavoro non rientrasse nel periodo di comporto, al fine di tutelare il posto di lavoro messo a rischio dalle prolungate assenze già dovute alla patologia oncologica.
L’art.26, contenuto nel maxiemendamento al DDL di conversione del DL Cura Italia, approvato ieri in Senato però non risolve affatto le difficoltà applicative segnalate in precedenza poiché prevede ancora una doppia prescrizione rilasciata: “dalle competenti autorità sanitarie nonché dal medico di assistenza primaria che ha in carico il paziente” mentre nulla è detto dell’esclusione del periodo di comporto dall’assenza dal lavoro.
La modifica dell’art. 26 come proposta nell’emendamento FAVO, era, anzi è, particolarmente necessaria in considerazione dell’aumentato rischio di contagio da COVID-19 per i malati oncologici e per tutte le persone immunodepresse (circa il 20% del totale dei decessi per Coronavirus si è registrato tra i malati di cancro). E’ doveroso consentire, anzi, incentivare la permanenza a casa di queste persone e l’allontanamento dai luoghi di lavoro, tutelando con misure aggiuntive il posto di lavoro già messo a rischio dalle ripetute assenze per visite, esami e terapie salvavita. Anche del punto di vista della tenuta del sistema sanitario, messo a durissima prova dall’epidemia, salvaguardare la salute di questi lavoratori dal rischio di contagio significa ridurre gli accessi alle risorse di rianimazione e di terapia intensiva già al limite della funzionalità
In totale spregio di quanto segnalato dalla FAVO e da altre organizzazioni di tutela delle persone malate e disabili, il Senato ha approvato un testo di legge che dovrebbe tutelare i lavoratori più fragili e che invece promette qualcosa di irrealizzabile e che ricorda tanto il supplizio di Tantalo.
10 aprile 2020
Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO
Elisabetta Iannelli, Segretario Generale FAVO
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